Oggi non piove. Un bel sole nel cielo sopra Torino. Esco, e per arrivare a casa ci metto pochi minuti. Alla radio sento la seguente notizia, che riporto qui: "Salute: obeso o fumatore? Niente cure, decisione shock in Gb". In pratica, pare, il NHS, tipo il nosto SSN, pare abbia deciso di ridurre alcune cure alle persone dai comportamenti poco virtuosi, almeno dal punto di vista della salute. Fumi, bevi, mangi schifezze? Bene, ti neghiamo la gratuità di alcuni interventi. La commentatrice alla radio era scioccata: disgustoso, incomprensibile, blasfemo (?), irritante, soprattutto perché si tratta di un tema legato al risparmio pubblico.
Ora, non che la decisione della NHS sia esente da critiche, giacché discriminare tra un comportamento consapevolmente distruttivo ed uno patologico o sociale (ammesso che vi sia qualche differenza) è difficile, così come l'azione preventiva ai comportamenti non salutari è essenziale, non tacendo poi che il governo inglese, al pari di altri, promuove la distribuzione di sigarette, alcol, cibi McDonald's e via elencando. Eppure, ne sono convinto, è un caso di vera e propria decisione "etica" di una amministrazione semi-pubblica. Qui si parla proprio della dimensione comportamentale, etica, per l'appunto, di un fenomeno, quello del non tutelare la propria salute, che impatta socialmente ed economicamente su tutti i cittadini.
In fondo perché io, che cerco di seguire un minimo di buon senso nel gestire il mio corpo, devo pagare di più un ticket sanitario per coprire il costo delle analisi e delle cure di chi si fuma 3 pacchetti al giorno? O di chi si beve una bottiglia di gin una sera e l'altra pure? Non mi sembra di mancare di solidarietà sociale se penso che non sia corretto che io paghi per chi si fa del male. Semmai, invece che nel pagare, la mia solidarietà sociale sta nel cercare di convincere l'amico/a a lasciare perdere cattive abitudini o a chiedere aiuto qualora necessario. Semmai posso sostenere la scuola -di ogni grado- o fondazioni o associazioni che intervengano per evitare il disastro. Che colpisce non solo il fumatore, l'ubriaco o l'obeso, ma anche la propria famiglia, che probabilmente condivide situazioni di tensione e di disagio.
Perché lasciare fumare sine dolo i fumatori? Va bene che i monopoli di Stato ci guadagnano. Credo meno di quanto non ci perdano dal lato della cura, tanto quanto la società (e la famiglia stessa) dal lato del benessere. Peraltro, ad essere anche un poco cinici, se puoi fumare o bere tanto, allora puoi anche pagarti le cure. O magari avere un'incisione fiscale maggiore rispetto a chi non adotta comportamenti in largo modo 'distruttivi'. Le facciamo pagare care queste sigarette? E gli alcolici? E magari i panini del McDonald's? Capisco che alcol, fumo e panini siano spesso il rifugio dei poveri. Ma più che altro, specie per alcol e fumo, sono il piacevole (?) rifugio per i poveri di spirito.
Quindi, ribadisco, io ritengo etica la decisione della NHS. Che, peraltro, proprio sul suo sito internet, ricco e ben fatto (almeno per chi internet ce la ha), titola "NHS choices - Your Health, Your Choices".
Spenta la radio, salito in casa, ecco un piacere per me intenso... mi apro il mio bel scatolone con cinque kilogrammi di libri ben impacchettati. Roba filosofica. Roba buona, che mi tenta. C'è anche la semiologia. Mi gusta.
Inizio a sfogliare un testo recentissimo, 'fresco di stampa', direi, e cioè "SpotPolitik. Perché la "casta" non sa comunicare", di Giovanna Cosenza.
Mi piace il tono dell'introduzione, che un po' riconosco, essendo quello che scivola tra i post del blog della nostra aca-blogger (DIS.AMB.IGUANDO). E' il tono deciso di chi intende scagliarsi contro "quell'idea di comunicazione come estetica superficiale contro cui [l'autrice] si è già espressa". Peraltro una comunicazione, in uso commerciale e, a mezzo di ingenuo traslato, anche politica, che ti va bene se funziona una volta. Perché a ripeterla, sicuramente, ti freghi da solo.
La SpotPolitik, quella "politica che imita il peggio di ciò che fanno certe aziende italiane con la pubblicità", "ha radici profonde nella cultura e nella mentalità dominanti nel nostro paese, cioè esprime gusti, desideri e bisogni di un'ampia fascia di italiani". Il che la rende un virus piuttosto resistente, tanto più in un Paese dagli anticorpi lillipuziani. Ecco allora che non serve lamentarsene, quanto studiarla e capirla, possibilmente per non ripeterla. Perché sarà anche vero che il governo Monti ha prodotto una interruzione nel flusso del delirante political-slang che "più basso di così c'è solo da scavare" (Daniele Silvestri), ma non è detto che questo iato si riveli ben presto solo il break tra un primo e un secondo tempo di una unica, lunga, noiosa partita. Con le curve oscillanti tra un "Forza Italia!" e un "Salviamo l'Italia!". Bipartisan, per usare un termine incluso nella SpotPolitik.
Potrebbe essere utile, con una oculata attenzione al nostro contesto, una bella iniezione di speech(ghost)writing fresco e ragionato (non stagionato, di quello no, grazie, ne abbiamo abbastanza), alla Jon Favreau e per candidati del color che si voglia (in tutti i sensi, letterale, storico, massi'... anche politico ;-), ma con quella capacità "di uscire da se stessi per mettersi nei panni degli altri" che è il sine qua non per comunicare (bene) qualcosa a qualcuno. Magari ai potenziali elettori, perché no?
Insomma, impulso vivo e solido questo attacco del testo della aca-blogger Professoressa Giovanna Cosenza. E con un inizio così... non c'è che di ben continuare!
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