Un paio di anni fa mi imbattei, credo grazie ad un articolo di Repubblica, su un tipo particolare di ‘attività venatoria’, reale, ma mediata da un sito, reale pure quello.
A fine del post trovate un aggiornamento (non esaustivo, ma potete seguire da voi le tracce…siamo in internet :-) su come la questione è andata a finire (o procede in modi diversi). Ecco invece che cosa notai e scrissi allora…
Real Time, On Line, Hunting and Shooting Experience
LIVE-SHOT is a new concept. You can challenge yourself and compare your skills to other members with our on-line target shooting. We have developed a system where you can control a pan/tilt/zoom camera and a firearm to shoot at real targets in real time.
(estratto dal sito: www.Live-Shot.com, ora off)
Internet è da sempre stata collegata all’idea di connessione tra persone, indipendentemente dalla rispettiva localizzazione geografica. In quanto medium, essa ha fatto da ponte per superare le distanze tra gli utenti, garantendo la possibilità di un’esistenza attraverso la rete. L’idea di ponte per attraversare e collegare sponde diverse, con relativa possibilità di trasferire da una sponda all’altra fardelli digitali, è realizzata secondo modalità diverse nei sistemi di chatting, videoconferenza, comunità virtuali, blog con relativi feedback, videogiochi on line e via dicendo.
In tutti questi casi persone reali comunicano tra di loro, creando una sorta di superficie di trasmissione della conoscenza che si affianca a quella quotidiana dei contatti reali, cioè tipici dei luoghi reali: la casa, le strade, i bar, gli uffici, le stazioni, in altre parole: il mondo abitato.
Su questa superficie di trasmissione che è reale, almeno fintantoché la comunicazione si pone on-line, cioè è attiva, alimentata da una rete energetica e sostenuta da un protocollo di trasmissione dei dati, si possono formare aggregati altrettanto reali: gruppi di interesse, spazi di incontro condivisi temporalmente, luoghi per lo scambio di materiali digitali. Si possono inoltre sperimentare identità nuove, dissimulando chi si è nella vita di tutti i giorni e simulando chi si vuole essere, giocare ruoli che altrimenti non si potrebbero giocare e così via, il tutto in gran parte in una dimensione che è stata, specie all’inizio, connotata come realtà virtuale. Che poi, tanto virtuale non è, visto che c’è un medium reale che la fa esistere, degli esseri reali che vi interagiscono secondo certe regole, delle conseguenze reali, a livello comportamentale e cognitivo, che si possono constatare.
Rimane tuttavia il fatto che questo mondo virtuale, agli inizi, ha offerto solo alcuni tipi di intervento sul mondo reale. Erano interventi poco im-mediati, perché il medium era pesante, lento, limitato nelle sue forme di trasmissione. Come conseguenza, l’interazione era decisamente “telefonica”, cioè correva su un filo, ed era sostanzialmente l’agente reale che usava la tecnologia ad essere l’interfaccia, reale, di tutto il sistema. Per il resto il sistema era fondamentalmente chiuso, per quanto vasto ed in espansione.
Ora (nda: 2005), invece, i termini on-line, real-time, ecc. sono diventati più ricchi. L’azione sul mondo non è solo più prevalentemente dialogica con altre persone, o informativa: ora il medium davvero tenta di scomparire, per consentire un’estensione quasi meccanica e quanto più diretta possibile dell’azione individuale sulla realtà. Si può acquistare in rete, vendere in rete, vedere panorami in presa diretta e scegliere l’angolazione dell’oggetto che ci offre la visione. Si può addirittura, come si evince dall’estratto riportato sopra, sparare con proiettili veri in una località vera su obiettivi veri, viventi o meno. Il mouse permette di entrare, letteralmente, in un’azione sul mondo, che pare immediata, non mediata, quindi densa di valore simbolico: posso essere cacciatore, ne ho lo status effettivo, anche rimanendo a casa. Attenzione! Anche prima potevo essere cacciatore da casa attraverso dei programmi di simulazione del mondo esterno graficamente sempre più coinvolgenti. Anche prima potevo intervenire su oggetti in movimento del tutto verosimili. Ma appunto qui sta il discorso: vero-simili, non veri. La distinzione è davvero, in questo caso, un salto ontologico.
Che cosa comporta questa evoluzione forsennatamente spinta verso un medium che possa garantire manovre così ampie sulla realtà, delocalizzate forse, ma che si attuano in un luogo ben preciso, in grado di garantire status e di generare differenza tra chi interagisce nello spazio virtuale e chi, attraverso questo stesso spazio, spazia su quello reale?
Prima che sulle conseguenze è opportuno ragionare sulle motivazioni. Che sono umane e che andrebbero lette da un punto di vista zoologico ed antropologico. Zoologico, perché occorre un’analisi dell’animale uomo e delle sue necessità in quanto animale. Antropologico, perché occorre un’analisi delle forme di interazione complesse che l’animale uomo ha adoperato dopo aver occupato così pervasivamente il pianeta.
Come osserva Desmond Morris, ogni classe, ogni gruppo, ogni frammentazione serve a ricuperare una dimensione tribale che permetta di individuare posizioni reali chiare tra esseri reali identificabili. Necessità molto sentita dall’uomo, tanto più da quando si è trasferito in habitat non propri, e necessità “risolta” grazie alla innata creatività dell’Homo Sapiens Sapiens. Così, probabilmente, abitare in modo nuovo ogni nuovo mondo è una deriva delle spinte al successo che l’animale umano si porta dentro. Acquisire qualità che derivano da conseguenze reali senza l’esistenza reale di quelle qualità è per l’uomo una pacchia (esempio: acquisisco la qualità di ‘hunter’, cacciatore, senza dovermi addestrare e farmi il mazzo nel mondo ‘reale’ per diventare cacciatore. Tanto, per quel che ne vale, nel mondo inter(net)mediato lo risulto comunque…). L’uomo può fondare nuovi sottogruppi che liberano nuovi spazi per poter affermare sé e la propria posizione.
Conseguenze: sempre più alla ricerca del dominio sul mondo usando un altro mondo, quello mediato, in un altro modo, quello immediato. È terreno per il conflitto. E per la discussione.
Ora ecco l’aggiornamento promesso. La questione del cacciare tramite internet (che lo stesso fondatore del sito, il texano cacciatore e imprenditore John Lockwood, individuava quasi come una missione umanitaria, in quanto, sosteneva, rendeva possibili anche ad un disabile sport che gli erano negati… - non entro qui nel discorso se la caccia sia uno sport, perché ci manda direttamente off-topic) viene dibattuta in diversi Stati, per lo più Americani, e risolta in senso di divieto nella maggior parte.
Per chi fosse interessato a seguire la questione, propongo alcuni link da cui partire:
- Blogcritics.org (21/08/2005) dove un certo blogger (DrPat) imposta il problema;
- Human Society of U.S. (30/04/2008) dove The Human Society of The U.S., in un breve articolo, nelle sezioni Facts e Timeline, offre una sintesi delle attività svolte ed in corso in merito alle forme di caccia inter(net)mediate
Nota disambigua: Live-Shot è anche un omonimo (ed innocente!) show televisivo amaricano…non lasciamoci distrarre ;-)
A presto!