Segnalo un articolo davvero interessante e redatto con cura ed intelligenza da Gianfranco Berardi, Segretario Amministrativo del Dipartimento di Chimica dell'Università Aldo Moro di Bari ed esperto di dinamiche aziendali in ambito pubblico e privato.
Abstract:
Tra i principali obiettivi della legge n. 240/2010 vi è quello di innovare i sistemi di governo e gli assetti organizzativi delle università, che hanno mostrato nel tempo evidenti limiti strutturali. L’articolo si propone di interpretare il nuovo quadro normativo secondo i paradigmi teorici delle discipline aziendali, evidenziando le principali problematiche connesse alla sua applicazione nelle diverse realtà del settore. Dall’analisi sviluppata si evince come le disposizioni dettate dal legislatore costituiscano solo un primo passo verso la riforma auspicata, la cui concreta attuazione, demandata alle scelte autonome dei singoli atenei, presenta criticità rilevanti, legate soprattutto al substrato organizzativo-culturale delle università, e dipenderà dalla capacità, che queste ultime avranno, di adeguare i propri assetti istituzionali al nuovo e più complesso ruolo assunto nella società della conoscenza. I processi di modifica statutaria degli atenei, che stanno giungendo a conclusione, forniranno le prime risposte al riguardo, indicando come l’autonomia universitaria sarà stata in grado di interpretare le esigenze di cambiamento del sistema.
Link all'articolo (scaricabile full text, PDF).
Blocco appunti per ragionare, cioè -più o meno- parlare, almeno ogni tanto, con la propria mente...
martedì 25 ottobre 2011
venerdì 7 ottobre 2011
VOLEVO CHIUDERE QUESTO BLOG
Ma poi ci ho ripensato. Ci ho ripensato perché chiudere questo blog era atto a significare che qualcuno mi aveva preso in ostaggio. Certo, qualcuno di esterno. Ma, in fondo, se ci si lascia prendere in ostaggio, i primi a consentirlo siamo noi.
Così questo blog, per ora, NON chiude. E spero, anzi, che si possa aprire a nuove scoperte che avrò voglia di ri-dire o comunicare o diffondere in questo spazio.
Alla faccia di tutti quelli che pensano ai filosofi o ai lettori quali inutili esperimenti umani neuro-sociologicamente mal riusciti.
Odio gli indifferenti, come scrissi qui. Odio anche i "praticoni" o pragmatici neuro-sociologicamente ben riusciti. O, almeno, quelli che ti odiano qualora decidi di pensare di ciò che è al di là della scrivania. L'odio, è vero, non è sentimento "bello": di fatto, sotto certi punti di vista e possibilità, non è neppure etico e, in parte, est-etico. Anch'esso ti tiene in ostaggio. Ma se è civile, se è un odio gioioso e senza aggressione, se è un fluido vitale per aprirsi al conoscere, con rispetto, ma con intensa perseveranza, se è un paradossale ma potente mezzo per innestare addirittura il dialogo, bé, ben venga. E in quantità.
Caro amico 'praticone' ti scrivo, così mi distraggo un po'
e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
[...]
Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico
e come sono contento
di essere qui in questo momento,
vedi, vedi, vedi, vedi,
vedi caro amico cosa si deve inventare
per poterci ridere sopra,
per continuare a sperare.
[...]
E se quest'odio poi passasse in un istante,
vedi amico mio
come diventa importante
che in questo istante ci sia anch'io.
[...]
L'odio che sta arrivando tra un poco passerà
io mi sto preparando è questa la novità.
Caro amico 'praticone' ti scrivo e ti dico: ti odio davvero,
ma con tanto tanto amore vero!
Così questo blog, per ora, NON chiude. E spero, anzi, che si possa aprire a nuove scoperte che avrò voglia di ri-dire o comunicare o diffondere in questo spazio.
Alla faccia di tutti quelli che pensano ai filosofi o ai lettori quali inutili esperimenti umani neuro-sociologicamente mal riusciti.
Odio gli indifferenti, come scrissi qui. Odio anche i "praticoni" o pragmatici neuro-sociologicamente ben riusciti. O, almeno, quelli che ti odiano qualora decidi di pensare di ciò che è al di là della scrivania. L'odio, è vero, non è sentimento "bello": di fatto, sotto certi punti di vista e possibilità, non è neppure etico e, in parte, est-etico. Anch'esso ti tiene in ostaggio. Ma se è civile, se è un odio gioioso e senza aggressione, se è un fluido vitale per aprirsi al conoscere, con rispetto, ma con intensa perseveranza, se è un paradossale ma potente mezzo per innestare addirittura il dialogo, bé, ben venga. E in quantità.
Caro amico 'praticone' ti scrivo, così mi distraggo un po'
e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
[...]
Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico
e come sono contento
di essere qui in questo momento,
vedi, vedi, vedi, vedi,
vedi caro amico cosa si deve inventare
per poterci ridere sopra,
per continuare a sperare.
[...]
E se quest'odio poi passasse in un istante,
vedi amico mio
come diventa importante
che in questo istante ci sia anch'io.
[...]
L'odio che sta arrivando tra un poco passerà
io mi sto preparando è questa la novità.
Caro amico 'praticone' ti scrivo e ti dico: ti odio davvero,
ma con tanto tanto amore vero!
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